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parte seconda. 169

disse: Signori, io v’ho fatto cherère per dire a voi delle novelle di Francia. Egli è vero che Madama la Reina mia madre mi ha mandato ch’io me ne venga frettolosamente, che ’l mio Reame è in grande periglio, perchè non ho pace nè tregua col Re d’Inghilterra. Ed egli è vero altresì che le genti di questa terra mi vogliono guardare dello andarmene, dicendo che s’io me ne vo, adunque la loro terra sarà perduta e distrutta, e ch’essi se ne verranno tutti appresso me. Pertanto vi prego che ci vogliate propensare, e che dentro otto giorni me ne rendiate risposta.

La domenica seguente tutti ci presentammo davanti ’l Re per donargli risposta di ciò ch’elli ci avea incaricato dirgli, intorno la sua andata, o la sua dimorata. E portò per tutti la parola Monsignore Messer Guido Malvicino, e disse così: Sire, i Monsignori vostri fratelli, e gli altri personaggi che qui sono, hanno riguardo al vostro Stato, ed hanno conoscenza che voi non avete punto podere di dimorare in questo paese all’onore di Voi ed al profitto del Reame vostro. Perchè in primiero luogo di tutti vostri Cavalieri che ammenaste in Cipri, di due mila ottocento, egli non ve ne è anche dimorato un centinaio. Per altra parte Voi non avete punto di abitazione in questa terra, ed altresì vostre genti non hanno punto nullo danaio. Perchè tutto considerato e propensato, tutti insieme vi consigliamo che Voi andiate in Francia a procacciare genti d’arme e danari, perchè rifornitovene possiate sollicitamente rivenire in questo paese per