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146 la sesta crociata.


Capitolo XXXIV.

Come i Cavalieri della Halcqua uccisono il Soldano di Babilonia.


Pertanto come un giorno il Soldano convitò a desinare i suoi Cavalieri della Halcqua, egli avvenne che, appresso le tavole levate, si volle ritirare nella sua camera: e dopo ch’egli ebbe preso congedo da suoi Almiranti, uno dei Cavalieri della Halcqua, il quale portava la spada del Soldano, lo feri d’essa sulla mano, sicchè glie la fesse sin presso il braccio tra le quattro dita. Perchè allora il Soldano s’arretrò verso i suoi Almiranti che aveano conchiuso il fatto, e loro disse: Signori, io mi lagno a voi di quelli della Halcqua che m’hanno voluto uccidere siccome ben potete vedere alla mia mano. Ed essi gli rispuosono tutti a una voce, ch’egli loro valeva assai meglio ch’essi lo uccidessono, di quello che egli li facesse morire, siccome voleva farlo, se una fiata fusse rientrato nelle fortezze di Damiata. E sappiate che cautelosamente operarono ciò gli Almiranti, perchè essi fecero sonare le trombe e le nacchere del Soldano, e poichè tutta l’oste de’ Saracini fu assembrata per sapere il volere del Signore, gli Almiranti, loro complici ed alleati, dissero allo esercito che Damiata era presa, e che il Soldano se ne era ito a quella volta, ed aveva lasciato per comando che tutti andassono in arme appresso lui. Di che tutti subito armaronsi e se n’andaro piccando degli speroni verso Damiata; d’onde