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parte seconda. 137

facevano gran male, e che ciò era contro il comandamento di Saladino il pagano, il quale diceva che non si doveva uccidere nè far morire uomo poi che gli si era dato a mangiare del suo pane e del suo sale. Ma essi mi fecero rispondere che coloro non erano più uomini d’alcuna valuta, e ch’essi non potevano ormai più fare alcun’ovra, poi che erano troppo malati. E appresso queste cose elli mi fecero venir dinanzi tutti i miei marinieri, narrandomi che tutti erano rinegati. Ed io dissi loro che non ci avessono per ciò fidanza, e che ciò era solamente di paura che uomo li uccidesse, ma che come tosto sarebbonsi essi trovati in buon luogo od in lor paese, incontanente ritornerebbono alla prima fede. Ed a ciò mi rispose lo Ammiraglio, ch’egli me ne credeva bene, e che Saladino diceva come giammai non si vide di un Cristiano un buon Saracino, e così di un Saracino un buon Cristiano. Dopo di che lo Ammiraglio mi fece montare su un palafreno, e cavalcavamo l’uno accosto l’altro. Ed in così menommi passare a uno ponte, e di là sino al luogo dove era il santo Re e le genti sue prigionieri. Ed all’entrata d’un gran paviglione trovammo lo Scrivano che scriveva li nomi de’ prigionieri da parte il Soldano. Or là mi convenne nomare il mio nome, che non loro volli celare, e fu scritto come gli altri. Anche all’entrata del detto paviglione quel Saracino, che sempre mi aveva seguito ed accompagnato, e che mi avea salvato nella galea, mi disse: Sire, io non vi posso più seguitare e perdonatemene, ma bene vi raccomando questo giovine infante che