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parte seconda. 129

Re lo pregò di farlo, e ch’egli voleala tenere e fare nella maniera ch’essi la vorrebbe. Adunque partì Monsignore di Monforte, e se ne andò verso i Saracini, li quali, cessando dalla caccia, avean già levate le tovaglie1 dalle lor teste. E consegnò il Sire di Monforte lo anello suo, ch’elli tirò del dito, allo Ammiraglio de’ Saracini, in assecuranza di tenere le tregue; e ciò sin che ne farebbono l’appuntamento tale ch’essi l’aveano domandato altra fiata, siccome è stato tocco qui sopra. Ora avvenne che appresso questo fatto, un traditore malvagio Usciere nomato Marcello, cominciò a gridare alle nostre genti ad alta voce: Signori Cavalieri, arrendetevi tutti, il Re lo vi manda per me, e non lo fate punto uccidere. A questi motti furono tutti atterrati e pensarono che ’l Re loro avesse così mandato, di che ciascuno, per la salvanza del Re, rese ai Saracini sue armi ed arnese. Quando l’Ammiraglio vide ch’e’ Saracini ammenavano le genti del Re, disse a Messer Filippo di Monforte, ch’egli non gli assicurava mica la tregua, poiché e’ potea ben vedere che tutte le genti sue erano prese dai Saracini. Il che veggendo in fatto Messer Filippo, e pensandosi che ’l Re fusse trapassato, fu molto isbaìto, perch’egli sapea bene, non ostante ch’egli fusse messaggiere di dimandar la tregua, che tantosto egli sarebbe preso altresì, e non sapeva a chi aver ricorso. Conciossiachè in Pagania ci ha una costuma molto malvagia, che quando in tra ’l Soldano ed alcuno dei Re di quel paese inviansi loro messaggeri

  1. I Turbanti.