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parte seconda. 127

malati, attendendo i vascelli, accolti sulla riva del fiume. Ed in quella ch’io ammonestava li miei marinai dello andarcene a poco a poco, scorsi i Saracini, alla chiarità de’ fuochi, che entravano pei ponti nell’oste nostra, ed uccidevano sulla riva i malati. Perchè, mentre li miei tiravano l’àncora spaventati, e che cominciammo un poco a voler discendere a valle, ecco qui venire li marinieri che dovevan prendere i poveri malati, i quali scorgendo come i Saracini li uccidevano, tagliarono rattamente le corde dell’àncore delle loro grandi galee ed accorsero sul mio piccolo vascello da tutti i lati, di che n’attendea l’ora ch’essi mi travolgessero nel profondo dell’acqua. Quando, come piacque a Dio, fummo iscapati di quel periglio ch’ era ben grande, noi cominciammo a tirare a valle il fiume di frotto e furia. Il che veggendo il Re, il quale aveva la malattia dell’oste e la menagione come gli altri, e che, invece di guarentirsi nelle grandi galee, amava meglio morire che abbandonare il suo popolo, cominciò egli a bociare a noi ed a gridare che dimorassimo; e ci traeva di buone quadrella per farci dimorare sino a che ci donasse egli congedo di navigare: ma del rattenerci era niente, perchè in quello incalzo a tutti si convenia poggiare a valle o affondare.


Capitolo XXIX.

Ove si mette per conto la fazione e maniera come fu preso il buon Santo Re.


Ora vi lascierò qui del dire ciò che ho io veduto, e vi metterò per conto la fazione e maniera come