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124 la sesta crociata.

filava a meraviglia per la bocca e per le narici. E con ciò io aveva la febbre doppia, che l’uomo dice quartana, di che Dio ci guardi. E di tutte queste malattie dimorava io obbligato al letto fino intorno a mezza Quaresima e più a lungo. E se io era bene malato, parimente lo era il mio povero Prete; sicchè un giorno avvenne, in così ch’elli cantava messa davanti a me giacente in letto malescio, che quando egli fu all’indritto del suo sagramento, io lo scorsi così tramalato, che visibilmente lo vedea ispasimare. Perchè, a far sì che non si lasciasse cadere in terra, mi gittai fuora del letto tutto inmalìto com’io era, e, presa mia cotta, andai abbracciarlo per didietro, e gli dissi ch’e’ facesse tutto a suo agio ed in pace, e ch’e’ prendesse coraggio e fidanza in colui che dovea tener tra sue mani. E adunque se ne rivenne un poco, e nol lasciai fino a che non ebbe accapato il suo sagramento, ciò ch’egli fece. E così accapò egli di celebrare sua messa a quella fiata, ma unque poi non cantolla, e morì così santamente che Dio ne ha l’anima al fermo.


Capitolo XXVIII.

Qui conta del vano parlamento per pace fare tra ’l Re e ’l Soldano, e della nostra ritratta verso Damiata.


Ora per rientrare in nostra materia vi dirò io ch’egli fu ben vero ch’entro i Consigli del Re e del Soldano fu fatto alcun parlamento di accordo e di pace fare tra loro, e a ciò fu messo ed assegnato giorno. Ed era il trattato di loro accordo tale che