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parte seconda. 97

quella, tosto come Dio il volle, arrivò colà uno de’ miei borghesi di Gionville, il quale mi apportò una bandiera alle mie armi, ed una gran coltella da guerra, di che non ne avea punto; perchè d’or innanzi, visto come quella pedonaglia di villani faceva pressa agli Araldi, le incorremmo sopra, e coloro smucciarono prestamente. E nel mentre che noi eravamo là guardando il ponticello, il buon Conte di Soissone, quando fummo tornati dal correre appresso que’ villani, si gabbava meco e dicevami: Siniscalco, lasciamo gridare e braitare questa canaglia, e, per la Dio creffa, siccome solea scuratamerite sagrare1, ne parleremo ancora voi ed io di questa giornata donneando in camera colle dame. Avvenne che sulla sera, prima che ’l Sol cadesse, il Connestabile Messer Umberto di Belgioco ci menò i ballestrieri del Re a piedi, i quali, prontando i tenieri di lor ballestre, ci s’arringarono dinanzi; di che noi altri scendemmo di cavallo dietro la parata de’ ballestrieri. Il che reggendo i Saracini che colà erano, incontanente se ne fuggirono e ci lasciarono in pace. Ed allora mi disse il Connestabile che noi bene avevamo fatto dell’aver così guardato il ponticello, e soggiunse ch’io me n’andassi di verso il Re arditamente, e che non lo abbandonassi sino a che elli fusse disceso in suo padiglione. Ed in cosi me n’andai io di verso il Re, e sì tosto come gli fui presso, arrivò a lui Messer Gianni di Valery a fargli una richiesta che era,

  1. Muta croce in creffa, siccome noi sogliam mutare Dio, Cristo, Madonna ecc. in Bio, Crispo, Madosca ecc. per reverenza de’ sacri nomi.