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92 la sesta crociata.

dissi al Connestabile ch’io sarei uno de’ suoi Cavalieri e ’l seguirei a tale affare, donde egli me ne rese mercè di buon cuore. E tantosto ciascuno di noi cominciò a ferir degli sproni dritto a quella Massora per mezzo la battaglia dei Turchi; di che prestamente molti di nostra compagnia furo discevrati e dipartiti de la presenza l’uno de l’altro entro la forza dei Turchi e dei Saracini.

Ed un poco appresso ecco qui venire un Mazziere al Connestabile, con chi io era, e gli dice che il Re era circondato di Turchi ed in gran periglio di sua persona. Chi ne fu isbaìto fummo noi, e ne avemmo grande spavento, perchè tra lo luogo ove era il Re coi Turchi e noi, ci avea bene mille o mille dugento Saracini, e noi non eravamo che sei di nostra parte. Allora io dissi al Connestabile: poi che noi non abbiamo podere di traforare per quella pressa di nimici, ch’egli ci valea meglio di andare a passare per a monte al disopra d’essi. E così tutto subitamente lo femmo ancorchè ci fusse un gran fossalone pel cammino che prendemmo tra noi e li Saracini. E sappiate per vero che s’essi si fussono preso guardia di noi, e’ ci avrebbono di tratto tutti soverchiati ed uccisi; ma essi intendevano al Re ed all’altre grosse battaglie, e forse ch’elli istimavano che noi fussimo di loro genti. Ed in quella che noi arrivavamo di verso il fiume tirando in basso entro il rio suddetto e la riviera, noi vedemmo ch’ ’l Re s’era invece ritirato all’alto d’esso fiume, e che li Turchi ne ammenavano le altre schiere. Perchè s’assembraro tutte loro bat-