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parte seconda. 89

nel viso ed altrove. Messer Raullo e Messer Ferrante a simigliante furono naverati alle spalle talmente che il sangue sortiva di loro piaghe tutto così che d’una botte sorte il vino. Messere Erardo d’Esmerè fu naverato per mezzo il viso d’una spada che gli trinciò tutto il naso tanto che gli cadeva sulla bocca. Adunque in quella distretta mi sovvenne di Monsignore San Jacopo, e gli dissi: Bel Sire San Jacopo, io ti supplico aiutami e mi soccorri a questo bisogno. E tantosto ch’io ebbi fatto mia preghiera Messer Erardo mi disse: Sire, se voi non pensaste ch’io il facessi per fuggirmi ed abbandonarvi, io v’andrei inchiedere Monsignore il Conte d’Angiò ch’io vedo là in quei campi. Ed io gli risposi: Messer Erardo, voi mi fareste grande onore e grande piacere se voi ci andaste chiedere aiuto per salvarci le vite, giacché la vostra è bene in grande avventura. E bene io ne dicea il vero perchè elli ne morì poco stante di quella nàvera. E tutti furono altresì d’opinione ch’elli ci andasse cercar soccorso. Allora gli lasciai andare il cavallo suo ch’io tenea per lo freno, ed egli ratto se ne corse al Conte d’Angiò richerendogli che ci venisse soccorrere nel periglio ove noi eravamo. E là ci ebbe un gran Sire con lui che ne lo voleva guardare, ma il buon Signore non ne volle niente credere, anzi girò il suo cavallo, ed accorse con alquanto delle sue genti piccando delli speroni. E quando li Saracini il videro venire essi ci lasciarono, ma come e’ vennero in effetto, scorsero li Saracini i quali tenevano Messer Raullo di Guanone e