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84 la sesta crociata.


Capitolo XVII.

Qui conta del passaggio a guado del fiume di Rosetta.


Ciò vedendo il Re a tutta sua gente ne venne molto turbato in cuore, ed appellò tutti li suoi Baroni per consigliarlo sul che era a farsi. E videro per tra loro che possibile non era di fare un dicco per passare ai Turchi e Saracini, perchè le nostre genti non potevano tanto fare da una parte che più essi non affondassono ed allargassero dall’altra. Ed allora Messer Umberto di Belgioco Connestabile di Francia disse al Re che un uomo Beduino era venuto a lui, e gli avea detto: che se gli si volean donare cinquecento bisanti d’oro, ed egli ci insegnerebbe un buon guado a passare il fiume agevolmente a cavallo. A che il Re rispose che molto volentieri vi si accordava, ma ch’egli1 tenesse verità di sua parte. E non volle quell’uomo insegnare il guado se primamente egli non ebbe i danari che gli eran stati promessi.

Per lo Re fu disposto che il duca di Borgogna e li Ricchi Uomini del paese d’oltremare, i quali erano accordanti con lui, guarderebbono l’oste e la manterebbono contra Saracini, e ch’elli e li suoi tre fratelli, che erano li Conti di Poitieri, di Artese e di Angiò, il qual ultimo fu poi Re di Sicilia, come ho detto davanti, colle loro genti a cavallo andrebbero vedere ed assaggiare il guado che il Beduino loro doveva mostrare: e ne fu messo

  1. Ma che pur che, soltanto che: e qui: pur ch’egli dicesse il vero.