Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/145


parte seconda. 81

sì gran chiarità e spereggio ch’egli ci si vedea entro il vallo come di giorno, accendendovisi la tenebra in vivo lume di fiamma. Tre fiate in quella nottata ci gittarono il detto fuoco colla Petriera, e quattro con la ballestra grossa a tornio1; e tutte le fiate che ’l nostro buon Re San Luigi udiva che ci gittavano così questo fuoco, egli si ponea ginocchioni, e tendendo le mani e levando la faccia al cielo, gridava ad alta voce a nostro Signore e diceva in plorando a grandi lagrime: Bel Sire Dio Gesù Cristo, guardate me e le mie genti! E poi che ’l fuoco c’era caduto innanzi, e’ mandava un suo ciambellano per sapere in qual punto noi eravamo, e se il fuoco ci aveva gravati. E ben credetemi che di sue buone preci ed orazioni noi ne avevamo mestieri; poiché l’una delle volte ch’e’ Turchi il gittarono, cadde il fuoco di costa al gatto incastellato che guardavano le genti di Monsignore di Corcenay, e ferì nella riva del fiume che era là davanti, e se ne venne dritto a loro tutto divampante ed ardente: perchè tantosto ecco venire correndo verso di me un Cavaliere di quella Compagnia, tuttavia gridando: Atateci, Sire, atateci o noi siamo tutti arsi, vedete là orrenda stroscia di fuoco greco che i Saracini ci han tratto, e che viene dritto al nostro castello. Ratto corremmo là, donde il bisogno era grande, poiché così come dicea il Cavaliere in così era, ed estinguemmo il fuoco a grande affanno e disagio, perchè dall’altra parte i Turchi ci

  1. Cioè: che si carica girando una manivella.