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80 la sesta crociata.

ed io guardavamo in quella notte. Per lo quale ingegno essi ci gittavano il fuoco greco ad abbondanza e a gran furia, e questo era la più orribile cosa che unque mai io vedessi. Quando il buon Cavaliero Messer Gualtieri, mio compagno di scolta, vide questo fuoco, egli si gridò e ci disse: Signori, noi siamo perduti per sempre senza rimedio, perchè se essi bruciano i nostri gatti incastellati, noi ne siamo altresì arsi e bruciati; e se noi disertiamo nostra guardia, noi ne siamo onìti vituperosamente. Perchè io concludo che nullo non è che di questo periglio ci possa difendere, se non è Iddio il benedetto nostro Creatore. Sì dunque vi consiglio a tutti, che tutte e quante le fiate ch’essi ci gireranno il fuoco greco, che ciascuno di noi cada sui ginocchi e sui cubiti, e gridi mercè a Nostro Signore, in chi è tutta possanza. E tantosto che i Turchi gittaro il primo colpo di fuoco, noi ci mettemmo aggombitati e ginocchioni appunto così come il produomo ci avea insegnato. E cadde il fuoco greco questa prima volta tra i nostri due gatti incastellati in uno spiazzo che loro era davanti, e che aveano fatto i nostri prolungando il dicco; ed incontanente quel fuoco fu spento da un uomo che avevamo proprio a ciò fare. Or la maniera del fuoco greco era tale ch’egli veniva ben davanti sì grosso che una botte, e dietro lasciava una coda durante circa una mezza canna di quattro palmi. Egli al suo venire di schianto facea tale bruìto da sembrare la saetta folgore che cadesse dal cielo, e rendea figura d’uno dragone volante per l’aere, e gittava