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parte seconda. 79

di urtare per li diversi ingegni ch’elli avevan tra loro, e de’ quali n’uscian per noi grandi mali. E a quella fiata che il detto Conte di Angiò assalì li Turchi, il Conte Guido di Forestà che era in sua compagnia; sdrucì a cavallo lui e suoi cavallieri per tra la battaglia de’ Turchi, e tirò oltra sino a un’altra battaglia di Saracini, e là fece maraviglie di sua persona. Ma ciò non ostante fu egli gittato a terra e n’ebbe la gamba spezzata, ed a braccia nel rimenarono due de’ suoi Cavalieri. E ben sappiate che a molto gran pena si potè ritrarre il Conte d’Angiò di quella mislèa, ove egli molte fiate fu in grande periglio, sicché dappoi ne fu molto pregiato di quella forte giornata. Al Conte di Poitieri ed a me accorse un’altra gran battaglia dei detti Turchi. Ma siate certi che molto bene furono ricevuti ed altrettanto serviti. E ben bisogno lor fu ch’e’ trovassono la via per ove essi erano baldamente venuti, poiché ne femmo un’abbondosa tagliata, e ritornammo a salvezza negli alloggiamenti senza avere come niente perduto di nostre genti.


Capitolo XVI.

Come la Petriera e gl’ingegni de’ Saracini, gittando il fuoco greco, abbruciassono due fiate i nostri Gatti incastellati.


Una sera avvenne che i Turchi ammenarono un ingegno ch’essi appellavano la Petriera, un terribile ingegno a mal fare, e lo misero a fronte a fronte dei gatti incastellati, che Messer Gualtieri di Curello