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76 la sesta crociata.

vaguardia quelli che farebbono il dicco fe’ costrurre due grossi belfredi che si appellano Gatti incastellati, perciò che ci avea due castelli davanti i gatti e due casematte di dietro per tollerare lo stoscio de’ cantoni che i Saracini gittavano con ingegni e difìci, e di questi ne aveano ben sedici tutti a dritto, donde facevano meravigliosi trabocchi. Il Re fece fare altresì diciotto ingegni, de’ quali fu mastro trovatore e fattore un Giossellino di Curvante. Il fratello del Re agguatava i gatti di giorno, e noi altri Cavalieri sì gli agguatavamo la notte. E si fu la settimana innanzi Natale che i gatti incastellati furono presti, e poi si cominciò a fare il dicco. Ma quanto se ne faceva, li Saracini aitanto ne disfacevano di lor parte. Perchè dal lor lato, tutto di contro l’argine, facean seno della riva e vi scavavano larghi fondacci; sicchè, come l’acqua per lo argine nostro s’arretrava, ed ella tosto piegava a riempiere i fossati opposti; perchè avveniva che ciò che noi ammontavamo a stento in tre settimane o in un mese, essi mantenendo la larghezza del fiume, il frustravano agevolmente in un giorno od in due, guastando tuttavia a grandi colpi di frecce e bolzoni le nostre genti che portavano terra per avanzar la traversa.

I Turchi, quando il loro Soldano fue morto della malattia che gli prese davanti Hamano, fecero lor Capitano di un Saracino che si appellava Sceceduno figliuolo del Seicco1 lo qual Capitano era stato armato Cavaliere dallo Imperatore Federico.

  1. Altri: Facradino, o Farcardino.