Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/131

tade di genti d’arme per guardare cosi che li Turchi non s’approcciassero di nostr’oste. — Ed egli avvenne che Messer Gualtieri d’Autreche si fece armare di tutto punto e donare suo scudo e sua lancia e montò a cavallo, e tantosto fece sostenere le cortine del suo paviglione, ed uscitone, ferì degli sproni correndo contra li Turchi. Ed in così ch’elli partì del paviglione tutto soletto, all’infuori d’un suo uomo nomato Castillione, ecco il suo cavallo di battaglia provare il vento colle nari, e sbuffare e barberare, e gittarlo a terra tutto disteso, e fuggire a furia coverto di sue armi verso i nimici. E ben sappiate come, sendo la più parte de’ Saracini montati sovra giumente, per ciò fu che il cavallo guaragno fiutolle, e volle correre a quelle in caldo ed in bizzarria. Ed udii dire a coloro che ciò avean visto che quattro Turchi vennero al Signore d’Autreche che giaceva a terra stordito, ed in passando e ripassando davanti a lui gli diedero sopra dei gran colpi di mazza, di che talmente ne fu in periglio che là ne sarebbe stato morto, se il Connestabile di Francia non lo fusse andato soccorrere con alquanti delle genti del Re che avea alla sua guida. Fu egli rimenato a braccia nel suo paviglione donde era partito pur dianzi, e talmente era naverato e pesto de’ gran colpi di mazza che avea sofferto, ch’elli non potea più parlare. Tantosto furongli addirizzati alquanti Medici e Cirugiani1, i quali, poi che non parve loro in fin di vita, gli

  1. Cosi per Cerusici ha Ser Zucchero Bencivenni nel suo Volgarizzamento di Rasis.