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parte seconda. 61

dal suo lato una battaglia d’armati, e domandò chi fussero, e poi che gli dissero ch’erano Turchi e Saracini, ed egli pensò d’incorrer lor sopra tutto solo, ma le sue genti il fecero dimorare sino a che tutti i suoi cavalieri fossero ai luoghi loro ed apprestati alla mislèa.

Tantosto inviarono li Saracini verso il Soldano di Babilonia un loro messaggero, per fargli assapere che il Re era arrivato. Per tre volte ripeterono il messaggio, ma anche risposta non ne ebbero perchè il Soldano era fieramente malato. Il che vedendo li Saracini, e pensando che il loro Soldano fusse morto, abbandonare la città di Damiata. Quando il Re ne udì la novella egli inviò un suo Cavaliero per saperne il vero sino a Damiata. E ben presto ritornò il Cavaliero di verso il Re e gli rapportò ch’egli era il vero ch’e’ fusse morto, e che se n’erano fuggiti li Saracini, e ch’egli era stato sin dentro loro magioni. Allora il Re fece appellare il Legato, e tutti i Prelati dell’oste e fece cantare Te Deum laudamus tutto al lungo, e poi montò a cavallo insieme con noi, e ce n’andammo ad alloggiare davanti Damiata. I Turchi male avvertiti partirono troppo subitani, sicchè non ci tagliaro i ponti delle navi ch’essi avean fatto, donde gran dispiacere ci avrebbon recato; ma bene per altra via essi ci fecero molto gran male e dannaggio, di ciò ch’essi buttaro il fuoco per tutti i lati della Fonda, là ove tutte loro mercatanzie erano e il loro avere di pregio, ch’essi fecero cautelosamente abbruciare, di paura che noi ce ne fussimo in modo