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56 la sesta crociata.

gittò in Acri ed in altri strani paesi, e non li rivide il Re da lungo tempo. Donde elli e sua compagnia furono tutta quella giornata molto dolenti e isbaìti perchè li credevano o tutti morti od in grande periglio.

La dimane dappoi la Pentecoste il mal vento era bastato e spirava a grado, perchè il Re e noi tutti che eravamo con lui femmo vela da parte di Dio per tirar sempre avanti. Ed egli avvenne che, in andando, noi rincontrammo il Principe della Morea e il Duca di Borgogna insieme, li quali aveano parimente soggiornato in un luogo della Morea. Ed arrivò il Re e sua Compagnia a Damiata il lunedì appresso la Pentecoste, là appunto ove ad attenderci era gran compagnia; perchè sulla riva del mare noi trovammo tutta la possanza del Soldano che era molto bella gente a riguardare.

Lo Almirante che comandavale portava armi di fino oro lucentissime così che quando il Sole le colpiva, il ridonavano agli occhi tanto da farlo parere un altro Sole, ed il tumulto che menavano con loro corni e nacchere era una cosa molto spaventevole ad udire e molto strania a’ Franzesi.

Ciò veggendo il Re appellò tutti suoi Baroni e Consiglieri per sapere ciò che si dovea fare, ed essi lo consigliarono che attendesse sue genti a rivenire, per ciò che di sua oste non gli era rimasa la terza parte per la fortuna del vento di che v’ho detto di sopra. Ma il Re non volle di ciò niente udire nè credere, anzi diceva che pur ciò facendo egli donerebbe coraggio a’ nemici suoi, ed avvertiva insieme come non v’avesse colà alcun porto