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46 la sesta crociata.

a’ figliuoli suoi se alcuna mala cosa avvenisse di sua persona nel santo viaggio d’oltre mare. E similmente mandò egli a me; ma io che punto non era suggetto immediatamente a lui, ma rilevava dal Conte di Sciampagna, non volli fare alcun sagramento. E quando io volli partire e mettermi alla via, inviai cercare l’Abbate di Cheminone, che di quel tempo era tenuto il più produomo che fusse in tutto l’Ordine bianco1 per riconcigliarmi a lui. Ed egli, poi che m’ebbe ascoltato, mi diè e cinse la mia scarsella, e mi mise il mio bordone alle mani. E tantosto io me ne partii di Gionville, senza che rientrassi unqua poi nel castello sino al ritorno del viaggio d’oltre mare; e me ne andai primamente a santi peregrinaggi che erano lì presso, cioè a Blecorte, a Sant’Urbano, ed in altri santi luoghi tutto a piè, scalzato e in pannucci. Ed in quella che, andando da Blecorte a Sant’Urbano, mi convenne ripassare d’appresso al castello di Gionville, io non osai anche tornar la faccia verso di quello per troppa paura d’averne siffatto cordoglio che il cuore mi s’intenerisse di ciò ch’io lasciava i miei due figliuoli e il mio bel castello dove era tutto de’ miei e di me. Ma subito tirai oltre col Conte di Salebruche e con nostre genti e Cavalieri, e andammo desinare a Fontana-l’Arcivescovo davanti a Dongiò. E là lo Abbate di Sant’Urbano, a chi Dio faccia perdono, donò a me ed a’ miei Cavalieri de’ bei gioielli2 E poi prendemmo congedo da lui, e ce n’andammo dritto ad Ausonne, e colà mettemmo noi e

  1. L'Ordine Cisterciense.
  2. Gioiello è piccolo e caro dono.