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38 la sesta crociata.

Artaldo di Nogente, ch’era di drieto il Conte, disse a quel Cavaliere: Sir Cavaliere, voi fate male di domandare a Monsignore che vi doni, poi ch’egli ha tanto donato che non ha più di che. E quando il Conte ebbe ciò udito, egli si tornò verso Artaldo e gli disse: Ser Villano, voi non dite mica vero dicendo ch’io non ho più che donare, perchè ho io anche voi medesimo, ed ecco ch’io vi dono a lui: tenete, Cavaliere, io lo vi dono, e bene ve lo saprò guarentire. Di ciò il povero Cavaliero non fu punto isbalto, ma impugnò subito il ricco borghese per sua cappa bene strettamente, e gli disse ch’egli nol lascerebbe partire insino a che non gli avesse finito di suo riscatto. E così fu veramente, che, se volle uscirne, convennegli pagare sino a cinquecento lire di moneta, e renderne in questo modo servite le due figliuole del Cavaliere. Il che lasciando, seguiterò dicendovi che il secondo fratello di quell’Errico il Largo fu Tibaldo, il quale fu Conte di Blois, ed il terzo fu Stefano, il quale fu Conte di Sanserre. E questi due fratelli tennero loro Contee e Signorie dal loro fratello primo nato Errico il Largo, e appresso lui dagli eredi suoi che tenevano il paese di Sciampagna sino a che il Conte Tebaldo, di che femmo menzione, le vendette a Re San Luigi, come detto è qui davanti.