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sentenze e toglie la parola a chi la sa lunga; così dice spropositi da far ridere i polli, e non impara nulla. Il curioso mette schifo in società come un ragno che toglie il volo alle mosche; mette paura come una biscia che s’introduce per tutto. Che capo quel Nolfo! Egli busca ogni ciarpa. D’ogni persona nuova riverga la vita e i miracoli, fa commenti ad ogni starnuto, vorrebbe conoscere tutti i fatti degli altri, cosa operano, cosa mangiano, di che vivono, chi viene a trovarli. Che andasti a fare in quella casa? dove hai comprato la tal cosa? perchè l’hai comprata? da chi? quanto vale? cosa vuoi farne? — Vede una cassa chiusa, un cassettone? vorrebbe esser una chiave per aprirlo e guatarlo. Se arriva una lettera, almanacca sulla soprascritta, smania di saperne il contenuto; cerca più di traguardare se possa leggerne qualche parola. Viene il medico a visitare un ammalato. Vuol conoscere quel che ordina, quel che pronostica; la sua curiosità oltre al succhiellare la servitù, arriva fino all’eccesso di frugar nelle carte di suo fratello, di cercar nelle tasche di sua madre, di origliare alle porte, di far la guardia dalla gelosia. Poca accoglienza e manco cera si fa a questo impiccione; quando egli arriva si troncano i discorsi; nelle case che bazzica si chiudon tutti gli usci. Perchè impigliarvi dei fatti altrui? Non bastano i vostri? È un proverbio d’oro: Chi vuol vivere in pace vede, ascolta e tace. E i nostri contadini hanno quest’altro: Dei fatti