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Vi è dunque uno scopo morale in certe minuzie le quali paiono indegne di spiriti serii. Un fondo di benevolenza è indispensabile, e non mi stancherò di ripetervi che la prima regola e la più generale è non essere egoisti, cioè non cercare i gusti, i comodi, i sentimenti nostri senza riguardare agli altrui. Segue il fuggire la vanità, cioè non presumere l’essere più degli altri. Sei ricco? Sei bello? Sei della costola d’Adamo? È un caso. Sai molto? È dono di Dio. Ma il vero merito è modesto, non cerca primeggiare, usa agli altri tutti i riguardi che possono renderli contenti di lui. Un bel precetto di civiltà ci ha dato Gesù Cristo quando disse: Non vogliate collocarvi al primo posto, giacchè è meglio che il padrone venendo vi dica: Perchè seder laggiù? Anzi che dovesse dire: Che fate quà vicino? Ritiratevi. L’uomo modesto non ostenta grandigia e sapere; non parla dei propri meriti, nè mostra gongolare quando altri lo vanti. Non disprezza nessuno. Loda quanto può; rispetta l’altrui opinione anche repudiandola. Non lascia la lettera od il saluto altrui senza risposta. Non occupa a lungo la conversazione di lui o delle cose che a lui stanno a cuore; anzi porge agli altri occasione di favellare. Non si mostra nasuto o bisbetico. Non contraddice sfrontatamente, nè si ostina sul suo parere. Mettetelo qua o là. Egli non guasta.

Nè però il modesto si lascia soperchiare; non s’avvilisce al cospetto altrui per falsa vergogna.