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talora più male che uno schiaffo. È puerile il rendersi schiavo al variare di tutti gli usi; ma è superbia il non volersi sottomettere a nessuno; e chi non fa quel che tutti fanno (parlo sempre delle cose nè illecite nè indecorose) pare presuma di valer più degli altri, e con ciò ne irrita l’amor proprio. L’onest’uomo si uniforma all’uso delle piccole cose, per riservarsi il dritto di sottrarsene nelle cose grandi. Già da fanciulli vostra madre vi ripeteva di non vagliarvi, non isbalestrare, nè fissarsi troppo in viso gli occhi, non gesticolare nel discorrere, nè stare impalato come un cero; non andare a fuggi fuggi, nè far tre passi sopra un mattone; non ridere sgangherato, e che la troppa confidenza fa perdere la riverenza, e che il giocar di mani dispiace fino ai cani. — Tienti dritto della persona e dritta la testa. Non accavalciare le gambe una sull’altra come i sartori. Non ti sdraiare, quando siedi. Non dimenar le gambe spenzolate come fossero salsiccie sospese. Quando cammini non iscagliare le braccia, come se seminassi; non voltar troppo spesso di qua e di là la testa come una civetta.

Non chiamare alcun lontano con urli e con fischi. Non isvestirti in presenza della gente, nè cavar le scarpe, nè sbattere la polvere o il fango. Non voltar le spalle alle persone. Non isbadigliare in società. Nè ti grattare, nè ti pulire colla saliva. Procura di evitar la tosse e li sputi. Poi tossendo o starnutando, volgiti dall’al-