centi, come sono p. es., il legarsi le calze, le scarpe, le sottane; l’abbottonarsi le vesti per istrada, in una sala, o comecchessia alla presenza d’altri; il nominare parti del corpo e bisogni sconci; il fare certi giuochi ginnastici troppo arrischiati, come sono l’alzare o l’allargare le gambe, il far capriole e simili; lo snudarsi il petto, le spalle od altre parti per caldo o per vanità, ravvicinarsi troppo parlando o buttarsi addosso alle persone, baciuzzandole, accarezzandole di continuo ecc. ecc., atti tutti contrarii alla riservatezza. E questi falli, che sono considerati lievi in una fanciulletta di poca età, diventano gravissimi per un’adolescente, la quale è come uno specchio, che un nulla l’appanna. Vi sono fanciulle, le quali avvezzate nell'infanzia a parlare e ad agire senza ritegno, giunte poi ai dodici, ai quattordici, ai sedici anni, senza che nessuno le avverta delle loro mancanze, credono lecito di bamboleggiare, di ripetere atti e moti infantili e sguaiati, di scherzare liberamente colle donne come cogli uomini d’ogni condizione ed età, canzonando l’uno, strapazzando con parole virulenti ed insultanti l’altro, slegando la cravatta ad un terzo, tirandolo pei baffi, scomponendo la pettinatura ad un quarto, o spruzzandogli addosso acqua od altro, provocandolo a giuocar di forza, d’astuzia con esse e permettendo che altrettali modi, soverchiamente confidenziali e sconvenienti, vengano ad esse ricambiati. Queste povere ed incaute fan-