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non interrompere il sonno, il pasto, il lavoro del visitato. Non la prolungare di troppo per non far perdere in chiacchiere un tempo prezioso; procura di presentarti vestita decentemente secondo il tuo stato, per non far vergognar alcuna della tua relazione. Semprecchè il puoi, adattati a parlar la lingua che il visitato ha più abituale. Trovandoti con molte persone, non parlar piano nell’orecchio di qualcuna, ma non tender tu stessa l’orecchio per ascoltare ciò che due in disparte si dicessero confidenzialmente. Peggio poi sarebbe allungar lo sguardo, per leggere una lettera che qualcuno avesse in mano o stesse scrivendo.
Se è una persona ammalata od afflitta che vai a visitare il complimento dev’esserti suggerito anzitutto dalla carità. Parla sommessamente, cammina in punta di piedi per non far rumore, non le scuotere il letto, appoggiandoviti ad ogn’istante, non l’obbligare a risponderti, se è debole, e ti guarda dal cagionarle emozioni forti, dandole improvvisamente notizie, sì buone che cattive, che troppo al vivo l’interessino, come sarebbero la morte di persona cara, l’arrivo d’un figlio lontano ecc.; ma prima preparala per gradi, nè mai le narrar fatti tetri e troppo commoventi. Trattienila il meno che tu puoi del suo male o della cagione della sua tristezza; procura anzi di distrarla piacevolmente con qualche fatto che ti riguardi e tenta di riaprirle il cuore alla speranza, dipingendole un avvenire di forse inattese