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dolore che mi cagionerebbe la vista delle sue pene». L’egoismo d’Aristippo è pur troppo imitato da molti.

Ma tu, figlia mia, conoscendone tutta la bruttezza, accorrerai invece, in ogni tempo, dove la sventura dell’amica ti chiama, per porgere il conforto morale, che chi soffre dalla tua pietà attende.

Molte altre sociali usanze poi s’imparano per pratica, frequentando le persone distinte, meglio ancora che teoricamente. Epperciò ti raccomando con calore di prediligere le buone compagnie, osservarne il nobile tratto, compatire sì, ma non mai imitare i modi volgari di certa gente, che si fa un vanto di sprezzare il riserbo, il dignitoso ed aggraziato contegno, dicendosi superiore a tali cerimonie. Transigendo sulle distinte maniere è tanto facile guastarci ed eguagliare il becero e la ciana!

Massimo d’Azeglio il leggiadro scrittore, l’arguto parlatore, il distintissimo cavaliero, narra nelle sue memorie che fu un giorno severissimamente punito da suo padre, per essere egli entrato nella sala da pranzo prima di sua sorella invece di cederle il passo come avrebbe dovuto fare.

Lo scopo del complimento è nobilissimo. Esso c’impone di non dire, nè far mai cosa che menomamente incomodi, offenda, od anche solo dispiaccia a chicchessia, e di rendere il più che possiamo cara la nostra compagnia. Perciò se ti rechi in visita scegli un’ora opportuna per