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come una stupida presuntuosa. Accecata com’è dalla vanità, non aspira che ad essere ammirata in società, per la sua avvenenza, per le sue grazie, e si rende invece ridicola, insopportabile con le sue ricercatezze, colle sue moine, col suo fare svenevole. Con artificio ella volge il languido occhio; con artificio atteggia le labbra al sorriso, inclinando il capo ora a destra ed ora a sinistra; con artificio si siede, cammina, muove le braccia, le mani; con artificio modula la voce quando parla. Davanti allo specchio prende ogni mattina delle pose plastiche, delle quali si rende schiava per tutto il giorno.
Povera Dorotea! Ella agogna di essere distinta pe’ suoi pregi, ed invece è sfuggita pe’ suoi difetti. Ella crede d’essere più squisitamente educata d’ogni altra ed il mondo la giudica una volgare vanitosa, che non conosce le più elementari regole del galateo!
Guardati, Mariuccia mia, dalla vanità e rifletti, che ve ne sono di molteplici specie, tutte più o meno ributtanti.
Una fanciulla che cerchi le lodi, atteggiandosi come Dorotea, o che le provochi simulando esagerata modestia, col dire p. e. ch’ella è brutta, mal vestita, ignorante, nella speranza di sentirsi a rispondere che è bella, elegante, colta, non è men vana di quella che pretende di saper parlare di tutto, annoiando, nel discorso famigliare, con frequenti citazioni d’autori, o vantandosi di valer meglio d’ogni altra, perchè ha frequen-