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72 | capitolo v. |
essendo stata appoggiata da Luigi Napoleone, presidente della repubblica, e nipote diretto della defunta.
Una deputazione di Aiaccio, con a capo il maire, sbarcata a Civitavecchia dalla fregata Vauban, andò a Corneto per la consegna delle due salme. Alla mesta cerimonia assistevano il generale Gemeau con pochi ufficiali, e dei parenti la sola nipote dell’estinta, Letizia Bonaparte, vedova Wyse, che viveva a Viterbo in un suo villino, e madre di Maria de Solms, che fu poi signora Rattazzi in Italia, e signora de Rute in Ispagna.
Nè fu questo il solo avvenimento napoleonico di quell’anno. Per effetto del plebiscito del 20 dicembre 1851, ratificante il colpo di Stato del giorno 2, Luigi Napoleone aveva ottenuta la presidenza decennale col mandato di formare una nuova costituzione, e si avviava all’impero. Egli aveva annunziato al Papa, con lettera autografa, il risultato del plebiscito, e l’8 gennaio 1852, in rendimento di grazie, fu cantato, in San Luigi de’ francesi, un Te Deum. La cerimonia fu modesta in confronto di quella, che si celebrò nella stessa chiesa, proprio undici mesi dopo, per il ristabilimento dell’impero, e alla quale assistettero il Rayneval col personale dell’ambasciata, il Gemeau coi generali Cotte e Brueut, e al lato del Vangelo tutt’i congiunti e amici di casa Bonaparte residenti a Roma, e molti francesi. Finita la messa, le truppe furono raccolte in piazza Colonna per udire l’ordine del giorno, che annunziava il fausto avvenimento, ed indi sfilarono al grido di viva l’imperatore, viva Napoleone III. La sera stessa furono sfarzosamente illuminati gli edifizi, e i vari palazzi della famiglia Bonaparte, le sedi dell’ambasciata e del comando, e la sera successiva fu dato dal De Rayneval un pranzo di 65 coperti, nella grande galleria del palazzo Colonna, ad alti personaggi, ecclesiastici, militari e civili, con profusione di brindisi e di champagne.
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Agli 8 novembre 1852 morì monsignor Rufini, direttore generale di polizia, egli succedette nel dicembre monsignor Antonio Matteucci di nobile famigila di Fermo, prelato, non prete. Era nel pieno vigore della virilità, perchè toccava appena i cinquant’anni; e benchè non ricordasse Adone nelle fattezze, non