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primo concistoro - il nuovo municipio 67

commovente cenotafio, che alla memoria di Pellegrino Rossi fece alzare di sua iniziativa Pio IX, a pochi passi dal luogo dove l’infelice ministro cadde assassinato. Il cenotafio, semplice quanto pieno di sentimento, si vede, non senza commozione, sotto la navata destra del tempio. Il busto, somigliantissimo, fu opera del Tenerani, amico e concittadino del Rossi. Nella parte superiore si legge: optimam causam mihi tuendam assumpsi miseribut Deus; e in basso: quieti et cineribus Peregrini Rossi, Com. domo Carraria, qui ab îinternis negotiis Pii IX P. M. impiorum consilio meditata caede occubuit- XVII Kal. dec. MDCCCXLVIII - aet. ann. LXI. M.IV. D. XII. Erano quelli i giorni nei quali ferveva l’opera della giustizia per il processo contro l’uccisore e i complici, processo che, ad onor del vero, non fu cominciato a svolgersi sul serio, che con la restaurazione, come è dimostrato nel recente e interessante libro del Giovagnoli. Nei pochi mesi di sua burrascosa vita, il governo della repubblica nulla aveva fatto per scoprire gli autori della tragica scena, pur non essendo essi coperti dal velo del mistero, anzi non mancando persino chi dell’opera di sangue si facesse merito. Il processo si chiuse nel 1853 con la condanna a morte di due dei complici, il Randoni e il Costantini, de’ quali, questi solamente cadde sul palco, mentre l’altro si suicidò nelle carceri di San Michele. È noto poi che l’autore principale Luigi Brunetti, figlio di Ciceruacchio, era stato già fucilato con suo padre dagli austriaci. Non dirò altro di quel processo, dopo l’accurata opera del Giovagnoli, che spero veder compiuta con la pubblicazione del secondo volume, ma non voglio tacere un mio ricordo personale. A Fossato di Vico conobbi, alcuni anni or sono, un superstite dei condannati a pene minori. Si chiamava Innocenzo Zeppacore e da giovane aveva fatto il pescivendolo. Era un vecchio dallo sguardo sinistro, butterato dal vaiuolo, e portava costantemente una cravatta di lana rossa. Aveva coperte le sudicie pareti di un piccolo caffè, che eserciva presso quella stazione, di brutte oleografie, rappresentanti i più celebri delinquenti politici. Lo Zeppacore, da me interrogato, asseriva di essere innocente, aggiungendo che il giorno dell’assassinio era andato con alcuni compagni, per divertirsi, a Frascati, e che solo tornando la sera a Roma, avevano appreso la morte del Rossi. Nessuna confidenza mi riuscì di