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36 | capitolo iii. |
pertosi di ridicolo per il proclama «ai popoli di Fiumicino», e per aver sollecitata la nomina di nobile veliterno, seguì un fatto unico davvero. A mezzanotte, quando tutti aspettavano l’apertura della cena, che immaginavano appetitosa e annaffiata dai migliori vini, il padron di casa, accostatosi ai musicanti, gridò loro: Assez!, e comandò ai servi di spegnere i lumi, facendo segno agl’invitati che la festa era finita. Questa strana mancanza di cortesia, per non chiamarla villania, non impedì che la stessa gente intervenisse all’altro ballo, la sera del lunedì grasso, 11 febbraio. Qui la cosa fu più strana, perchè ai signori e signore, che, memori di quanto era avvenuto l’altra volta, si risolvevano a lasciar la festa prima di mezzanotte, due sentinelle appostate alla porta impedivano l’uscita, e un plotone di cavalleria, appostato nell’ampio cortile, vietava alle carrozze di entrare, e così furon tutti costretti a rimanere finchè egli volle. Fra il minaccioso e il burlesco, diceva: «Poichè vi siete lagnati di essere andati via a mezzanotte, ora dovete rimanere sino a tardi».
Un uomo così fatto non poteva più a lungo rimanere nei due uffici di comandante in capo e di ministro di Francia; e fu richiamato. Il 4 maggio egli indirizzò un ultimo ordre général, che cominciava:
«Soldats! Obligé de rentrer en France, où me rappellent les travaux de l’Assemblée législative, je ne puis me séparer de vous, sans vous en exprimer tous mes regrets».
Pio IX lo insignì della gran croce dell’ordine Piano, e più tardi l’Imperatore lo nominò senatore, con lire 30 mila di assegno. Il Giornale di Roma non ne annunziò neppure la partenza, limitandosi a pubblicare l’ordre général, dal quale si apprese che il comando provvisorio dell’armata era assunto, col giorno 6 maggio, dal generale Guesviller, che lo tenne fino al 18, in cui giunse il nuovo comandante en chef, generale Gemeau. Il Baraguay, andando dal Papa e poi dal cardinale Antonelli in udienza di congedo, presentò a quest’ultimo, in nome del presidente della repubblica francese, le insegne della gran croce della Legion d’onore. Nove anni dopo, col grado di maresciallo, egli tornò in Italia comandante del primo corpo d’esercito, e sì coprì di gloria a Melegnano.