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28 | capitolo ii. |
al palazzo Lezzani, nel punto che alzava la testa per vedere se erano accesi i lumi nell’appartamento della signora Giovannina Lezzani, della quale era innamorato, fu colpito e steso al suolo da una coltellata in pieno petto. Cancelliere della Consulta, egli sottoscriveva, in tale qualità, le sentenze di morte, e si diceva pure che col fratello Luigi, ufficiale nei dragoni, informasse segretamente il Consiglio di censura sul conto di quegli ufficiali e impiegati, che si erano più compromessi durante la repubblica.
Quasi mai le due polizie riuscivano, come si è detto, a scoprire i veri autori degli attentati. Procedevano ad arresti in massa, sopra sospetti o denunzie, e gl’indiziati erano per mesi ed anni sostenuti in carcere, senza che mai una prova spuntasse a loro carico. Gli uccisori dei due popolani, che in via del Teatro Valle avevano additata la strada a due medici militari francesi, i quali, smarritisi per via, mentre precedendo l’avanguardia si affrettavano ad entrare in città, non furono mai scoperti; nè fu potuto parimenti chiarire l’uccisore del prete, che in quel giorno stesso, in piazza Sciarra, applaudiva i francesi che sfilavano per il Corso. E con essi rimasero pur nascosti coloro, che attentarono alla vita del Mazio e del Cesari, e ammazzarono l’Evangelisti. Gli assassinii politici, a Roma e nelle provincie, non si contarono più dopo la restaurazione. Le esecuzioni sommarie, fatte dagli austriaci e dai francesi, ma sopratutto dai primi nelle Legazioni e nelle Marche, riuscivano a dare un po’ di calma, ma poi si ricominciava, nè veramente gli assassinii per mandato di setta finirono a Roma, e negli Stati della Chiesa, prima che cessasse il dominio temporale, benchè non possa affermarsi, neppure oggi, che il lievito ne sia interamente sparito.
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Dinanzi a questa impotenza delle due polizie nell’impedire o scoprire ì reati di sangue, il generale Baraguay, in data 11 febbraio, fu consigliato a dar fuori un’ordinanza così concepita: «Chiunque sarà rinvenuto latore di coltelli, pugnali, stiletti, o qualunque siasi strumento atto alla perpetrazione di un delitto,