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ricostituzione del vecchio regime — attentati settarii 25


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Quando il Papa tornò in Roma, l’ordine materiale vi era in parte ristabilito, ma l’ordine morale era ancora un desiderio platonico. La polizia francese e la pontificia, affidate, quella al comandante Le Rouxeau, col grado di prefetto, e che aveva per segretario il signor Mangin; e questa al tenente colonnello di gendarmeria Nardoni, nonostante il regime militare e le fucilazioni sul tamburo, sì mostrarono impari al loro ufficio. Nè può loro ascriversi ad onore la scoperta dell’uccisore del soldato francese, che fucilato la mattina del 19 febbraio 1850, sulla piazza del Popolo, morì, come disse il Giornale di Roma, «dando i più manifesti segni di cristiano pentimento», quando non riuscì loro di tirare in luce gli autori di altri numerosi attentati, in persona di militari e di borghesi, sopratutto di militari, nè gli autori di quello contro il principe di Musignano, Giuseppe Bonaparte, e la sua sorella Maria. La restaurazione, benchè salutata dagl’indirizzi magniloquenti dei principali municipi dello Stato, e singolarmente d’Imola, Recanati, Sinigaglia, Fano e Perugia, era solo riuscita a dare allo Stato una lustra di tranquillità, all’ombra dell’esercito austriaco, in quelle provincie. Il governo pontificio voleva persuadere il mondo, che l’ordine morale e materiale era stato ristabilito in Roma, ma i fatti smentivano il suo interessato ottimismo. Non vi era quasi giorno, in cui, agli appelli nelle caserme francesi, qualche milite non rispondesse, e si scoprisse che aveva trovata la morte nelle acque del Tevere, per opera di fanatici e violenti popolani, sui quali nulla potevano l’influenza del primo comitato repubblicano, nè il timore di essere fucilati per semplice sospetto. Buttare nel fiume qualche soldato sull’ora dell’imbrunire, dopo averlo reso alticcio nelle osterie di Trastevere, era cosa più facile e men compromettente di quella di ammazzarlo con una coltellata; nondimeno si preferiva il coltello. Nell’ultimo sabato di carnevale di quello stesso anno 1850, mentre ferveva la baldoria al Corso, provocata artificialmente dalla polizia, venne ucciso, in via Macel de’ Corvi, un altro soldato francese, e si compiva l’attentato contro il Bonaparte, giovane a 26 anni, di