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384 | capitolo xx. - le proteste del papa e il congresso |
dice. E si convinse l’Imperatore non esservi di meglio, che tornare al trattato di alleanza col Piemonte, cioè alla formazione di un regno dai dieci ai dodici milioni, e alla cessione di Savoia e Nizza alla Francia. Del Congresso rimase, solo ricordo, la lista dei rappresentanti, che dovevano comporlo. La Francia aveva nominato il conte Walewski e il marchese di Banneville; l’Austria, il conte di Rechberg e il principe di Metternich; l’Inghilterra, lord Cowley e lord Woodhouse; la Russia, il principe Gorgiakoff e il conte di Kisseleff; la Prussia, il barone di Schleinitz e il conte di Pourtales; la Spagna, il Martinez de la Rosa e il signor Mon; il Portogallo, il conte Lavradio e il visconte di Paiva; la Svezia, il barone d’Adelswad e il generale Nordin. E degli Stati italiani, il Piemonte, Cavour e Des Ambrois; Napoli, Canofari e Antonini; e Roma, il cardinale Antonelli e monsignor Sacconi.
Il Congresso fu prorogato indefinitamente, e al Walewski, che era un italofobo incorreggibile, successe quale ministro degli affari esteri, il marchese di Thouvenel, più disposto a benevolenza verso la nuova Italia. Il 1860 nasceva sotto migliori auspici.