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382 | capitolo xx. |
Lorena; Mantova e Peschiera fortezze federali, e Venezia con rappresentanza separata e un esercito italiano. Ce n’era abbastanza, perchè fosse dimostrata l’assurdità pratica di una simile risoluzione. E chi più la dimostrava era il Papa. Mentre Napoleone fantasticava, Pio IX era sempre più tenace, più logico e più indomabile. E poichè la Confederazione doveva essere preceduta da un’amnistia generale, questa non avrebbe avuto altro effetto, che di creare difficoltà in tutta Italia, e singolarmente, a Napoli, i cui emigrati avevano in quei giorni mandato Silvio Spaventa alla Cattolica, per spingere Garibaldi a invadere il Regno.
Alla lettera dell’Imperatore il Giornale di Roma, in data 17 gennaio, dava questa risposta:
È comparsa nel Moniteur di Parigi una lettera scritta da S. M. l’imperatore dei francesi, nella quale consiglia il S. Padre a cedere le provincie insorte. Per ora ci affrettiamo di assicurare tutti quelli, e sono parecchi milioni, che hanno interesse nella conservazione dello Stato della Chiesa, che il Santo Padre si è creduto in dovere di coscienza di rispondere negativamente a tale consiglio, sviluppando le ragioni della negativa.
Lo stesso giornale, che replicava così alla lettera di Napoleone, aveva pochi giorni prima portato il seguente giudizio sull’opuscolo del visconte e senatore di Laguerronière:
È uscito recentemente a Parigi, pei tipi Didot, un opuscolo anonimo intitolato: Le Pape et le Congrès. Quest’opuscolo è un vero omaggio reso alla rivoluzione, un’insidia tesa a quei deboli, i quali mancano di giusto criterio per ben conoscere il veleno che nasconde, ed un soggetto di dolore per tutti i buoni cattolici. Gli argomenti, che si contengono nello scritto, sono una riproduzione di errori ed insulti già tante volte vomitati contro la Santa Sede, e tante volte confutati trionfantemente, qualunque sia del resto la pervicacia degli ostinati contradittori della verità. Se per avventura lo scopo propostosi dall’autore dell’opuscolo tendesse ad intimidire Colui, contro il quale si minacciano tanti disastri, può l’autore stesso esser certo, che chi ha in favor suo il diritto, ed intieramente si appoggia sulle basi solide e incrollabili della giustizia, e soprattutto è sostenuto dalla protezione del Re dei Re, non ha certamente di che. temere dalle insidie degli uomini.
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A Roma l’impressione, prima dell’opuscolo del Laguerronière, e poi della lettera di Napoleone, fu disastrosa nei liberali e nei clericali. Proclamandosi come domma la necessità del potere