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le proteste del papa e il congresso 379

E sarebbe superfluo tener conto di altre circostanze, che rivelavano il suo odio morboso per la causa italiana. Venuto a conoscenza, che il Comitato Nazionale aveva deciso di offrire una spada a Napoleone III, accompagnata da un indirizzo, cercò di ostacolare la cosa con ogni mezzo, perchè eguale dono il Comitato intendeva fare a Vittorio Emanuele; poi intrigò, perchè l’Imperatore rifiutasse il dono, informando il governo di Parigi, che esso non aveva importanza, poichè soli quattro membri della nobiltà romana avevano sottoscritto l’indirizzo, e riuscì ad ottenere che Napoleone accettasse sì il dono, ma con una risposta anodina, nella quale sono più gl’imbarazzi che le parole.

Per quanto si giudicasse irrealizzabile la confederazione degli Stati d’Italia, sotto la presidenza del Papa, questi vi aveva aderito sin dal 23 luglio, come aderì al Congresso europeo, che doveva sciogliere la questione italiana sopra le basi convenute a Villafranca, ma accompagnando l’adesione con una lettera, in data 2 dicembre, che pareva fatta apposta per mandare il Congresso in fumo. Egli dichiarava che, aderendo al Congresso, non intendeva punto di accettare i fatti compiuti, e neppure di rassegnarvisi; ripeteva le sue proteste; riaffacciava le sue pretese, e faceva istanze a Napoleone III, perchè nel Congresso lo aiutasse a riprendere le provincie perdute. Questa lettera, presentata personalmente dal nunzio, il 16 dicembre, all’Imperatore, ne eccitò lo sdegno. Napoleone fu particolarmente colpito dalla caparbietà del Pontefice, il quale, invece di ringraziarlo per quanto operava a favore di lui, affrontando difficoltà d’ogni specie per sciogliere la questione italiana, che poteva ancora una volta turbare la pace in Europa, tornava alle querimonie, non riconoscendo le più evidenti necessità dei fatti compiuti. Ricevendo l’arcivescovo di Bordeaux il 12 ottobre, l’Imperatore aveva detto: «Il governo, che ha ristabilito il sovrano Pontefice, porge consigli inspirati da rispettosa e sincera devozione, ma si preoccupa del giorno non lontano in cui le truppe francesi lasceranno Roma, perchè l’Europa non può permettere una occupazione indefinita. E quando le truppe sì ritireranno, lasceranno esse dietro a sè il terrore, l’anarchia o la pace? Tali sono le questioni che restano a risolversi». E fu sotto tale impressione, che Napoleone aveva ispirato al visconte de Laguerronière