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378 capitolo xx.

oltre ponte Molle, e i liberali fecero a quel diplomatico una clamorosa dimostrazione di simpatia, dalla via Borgognona, per il Babuino, sino a fuori porta del Popolo. David Silvagni parti anch’egli col Pes, nè rivide la sua patria che nel 1867, per poche ore, accompagnando il senatore Durando, prefetto di Napoli, da Roma a Firenze. Vi tornò poi dopo il 20 settembre, segretario del generale Masi.

Partito il conte Della Minerva restò in Roma un consolato ufficioso per la Sardegna, affidato al signor Giambattista Raffo; e qualche tempo dopo, arrivò in qualità di console titolare il conte Teccio di Baio, che vi stette fino al 1863, compì atti politici, e fu espulso anche lui, come si dirà.


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Ciò che irritava Pio IX, in sommo grado, erano quei discorsi così detti abili di Vittorio Emanuele e di Cavour: abili di certo, ma che il Papa, tutta la corte e la società legittimista giudicavano ipocriti, e la stampa cattolica gratificava con peggiori epiteti. Dichiararsi cattolici, dicevano; professar riverenza al sommo gerarca e portargli via lo Stato, fomentando prima, e legalizzando poi gli atti della rivoluzione, e servendosi di mezzi subdoli, era mistificare e mentire; e i maggiori attacchi rivolgevano a Vittorio Emanuele, re cattolico, e figlio del mistico Carlo Alberto. Ma neanche dall’altra parte si eccedeva in sincerità. Il 15 agosto di quell’anno, festa di Napoleone III, il generale De Goyon aveva dato un banchetto con molti invitati; e il cardinale Antonelli, il cui arrivo fu salutato dalla musica francese al suono dell’inno papale, portò un brindisi enfatico all’Imperatore, così come il Goyon ne portò uno, non meno enfatico, a Pio IX, di cui diceva un gran male in segreto. La doppiezza di lui non era più un mistero. Il 26 luglio, a campagna finita, egli aveva fatto celebrare un funerale in suffragio dei soldati francesi, caduti nella guerra, diramando questo curioso biglietto d’invito:

Samedi 30 juillet, à 8 heures du matin, un service funèbre sera célébré à Saint-Louis des Français, par ordre du général commandant la division d’occupation, pour le repos des âmes des militaires, qui ont succombé dans la campagne de Lombardie. Le général comte de Goyon a l’honneur d’inviter à cette cérémonie religieuse.