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ricostituzione del vecchio regime — attentati settarii | 21 |
ordinò da Vienna che se ne bruciassero le copie, ma ne restò qualcuna, che, pubblicata più tardi dopo il 1870 e commentata dal mio illustre amico Ignazio Cugnoni, nipote del Sala, fu una rivelazione anche nei nuovi tempi.
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Pio IX prese quasi in burla il consiglio del presidente della repubblica francese; e ridotti i ministeri a cinque, nominò, come ho detto, quattro ministri laici, neppure dello stesso ordine sociale. Il principe Domenico Orsini non si sentiva atto all’ufficio di ministro delle armi, nè lusingato dei tre colleghi, professionisti di origine modesta. Egli destinò il suo stipendio alle famiglie dei militari poveri, e tenne il ministero per breve tempo. Il Giansanti, ministro di giustizia, benchè laico, vestiva da prete; ed essendo avvocato concistoriale, aveva titolo di monsignore. Nato a Piperno da umile famiglia di fornai, era venuto a Roma a studiar leggi, ed era anche ufficiale in Dateria per la collezione dei transunti delle bolle e dei brevi. Nè Angelo Galli vantava origini più elevate. Suo padre era capomastro muratore, ed egli stesso fu computista alla Trinità dei pellegrini, dove conobbe il cardinal Della Genga, che divenne poi Leone XII, e dal quale fu promosso computista generale della Camera apostolica. Vedovo e senza figli, fu obbligato da Pio IX a vestirsi da prelato; ma il Galli, per allontanare la tentazione di farsi prete davvero, sposò in seconde nozze la signora Isabella Coltellacci. Però, nel 1855, per effetto, si disse, del matrimonio, venne sostituito da monsignor Ferrari. Nei sei anni che fu ministro, col consiglio di Antonio Neri, riordinò le finanze per quanto era possibile, ma non fu immune dalle accuse di nepotismo. Riordinando il servizio di navigazione sul Tevere coi battelli rimorchiatori, e fissando a questi il tempo di sette ore, dalla foce a Ripagrande, con partenze periodiche in coincidenza coi bastimenti che entravano nel fiume, prepose alla direzione di tal servizio un suo nipote, di cui si narravano parecchie scioccherie. Ma queste a parte, la riforma compiuta dal Galli ridusse la distanza fra Roma e Napoli a 24 ore, a 17 quella da Napoli