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366 capitolo xix.

divisa di generale piemontese. I superstiti ricordano che quella divisa lo rendeva irriconoscibile a coloro, che l’avevano sempre veduto con la camicia rossa, il puncho, e il berretto tondo, in luogo della lucerna di generale subalpino.


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Al Mezzacapo vennero mossi aspri rimproveri, per non essersi arreso alle insistenze dei perugini, chiedenti aiuti, e fatto marciare per Perugia il reggimento di stanza ad Arezzo, comandato dal colonnello Cerroti. Il Mezzacapo si difese, dichiarando che, per assumere sopra di sè tanta responsabilità, voleva in iscritto un ordine di Cavour. Ma questi, che forse avrebbe lasciato fare, non osò dar quell’ordine, temendone complicazioni con la Francia, proprio nel periodo più difficile della campagna, fra l’indomani di Magenta e la vigilia di Solferino. Napoleone III era assai inquieto per quanto avveniva nelle provincie pontificie; e l’eco delle proteste del Papa, per l’insurrezione trionfante nel suo Stato, arrivava a lui, da Roma e da Parigi. Nè Cavour, nè Gualterio mossero alcuna osservazione al Mezzacapo per la sua condotta; anzi l’uno e l’altro seguitarono ad avere fiducia nel suo tatto e nel suo valore. La verità è, ch’essi s’illudevano che la rivoluzione a Perugia potesse riuscire per forza propria, com’era riuscita a Bologna e nelle altre Legazioni, senz’alcun aiuto diretto e compromettente da parte del Piemonte. I documenti, pubblicati in questi ultimi tempi, lo confermano. Mancando gli aiuti, l’insurrezione fallì. Il colonnello Cerroti, che anelava l’ordine di passare il confine e marciare su Perugia, dove contava molti amici, fu richiamato, e il reggimento, fremente di sdegno, lasciò Arezzo. Egli scrisse al Comitato: io verrei con gran piacere, ma sto agli ordini, e perciò qualunque cosa si voglia, non vi dovete dirigere a me, ma a chi rappresenta il governo regio, di cui io non sono che un esecutore. E chiudeva la lettera: Coraggio dunque e Perugia sarà1. Parole degne di un uomo come il Cerroti.


  1. Archivio storico del Risorgimento Umbro, anno II, fascicolo III. Perugia, Unione tipografica cooperativa, 1906.