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insorge bologna, ecc. 361

da Forli, da Ferrara, e dai municipi minori delle quattro provincie: sostituirsi all’autorità, che abbandonava il suo posto, e creare un governo. Il manifesto diceva:

Rimasta senza rappresentanza governativa questa città e provincia, il vostro municipio sente il debito di provvedere senza ritardo alla conservazione dell’ordine pubblico, e alla tutela degli interessi morali e materiali di questa popolazione.

A questo fine ha nominato ad unanimi voti una Giunta provvisoria di governo, composta dei signori: Pepoli marchese Giovacchino Napoleone Malvezzi Medici conte Giovanni - Tanari marchese Luigi - Montanari prof. Antonio - Casarini avv. Camillo.

Confida il municipio che saprete contenervi in modo degno di questi solenni momenti, e che tutti i buoni ed onesti presteranno il loro cordiale appoggio alla Giunta di governo pel conseguimento dell’indicato fine.

Bologna, 12 giugno 1859.

Dalla residenza municipale

Firmati: Enrico Sassoli - Francesco marchese Neri - Carlo Marsili - Luigi Pizzardi - Francesco Bianchetti - Luigi Scarselli - Giuseppe Ceneri.


Ma non si potrebbe attribuire eguale elogio al Corpo municipale, che non rispose all’appello della Magistratura. Dei ventotto consiglieri, che lo formavano, soli nove comparvero nella seduta del 14 giugno, ad udire la relazione di quanto era avvenuto. E tra i nove sono da ricordare Gaetano Tacconi, che fu più tardi sindaco di Bologna e deputato al Parlamento, e il marchese Carlo Bevilacqua, che fu senatore del regno. Quel verbale, ultimo del municipio pontificio bolognese, non è monumento di senso politico, e neppure di coraggio. Non si fu in numero; si discusse con petulanza circa la condotta tenuta dal. Magistrato il giorno 12: condotta, che alcuni consiglieri non osavano approvare, ma temevano di condannare. Dissero parole savie e animose il marchese Luigi Pizzardi, il marchese Bevilacqua, e più il Sassoli, che presiedeva, e dette tutte le informazioni circa la condotta di lui e della Magistratura. Dopo un lungo vaniloquio, fu tolta la seduta non mancando, come sì legge nel verbale, l’intervento del deputato ecclesiastico, il canonico don Giambattista Bontà, che, al finire della seduta, recitò «le consuete preci per rendimento di grazie all’Altissimo».