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354 | capitolo xviii. |
La sera del 27 aprile, due giorni dopo la Pasqua, si ebbe la notizia che il granduca Leopoldo di Toscana, non volendo abdicare a favore del principe ereditario, aveva lasciato Firenze con la famiglia, dirigendosi, per Bologna, a Verona, e che a Firenze si era proclamato il governo provvisorio. Fu come un fulmine a ciel sereno. Il marchese Bargagli, tornato in casa dopo la festa di villa Borghese, trovò lo strano annunzio. Corse immediatamente al Vaticano in cerca di maggiori spiegazioni, e dal cardinale Antonelli gli furono mostrati i telegrammi di monsignor Franchi, nunzio a Firenze. Il Franchi, sino al giorno innanzi, aveva assicurato il Papa, che nulla sarebbe accaduto in Toscana; nell’annunziargli poi la partenza del Granduca, non dubitò di affermare, che questi sarebbe tornato fra un mese; e scorso il mese, senza che il sovrano fosse tornato, con gran disinvoltura dichiarò che l’aveva preveduto. Monsignor Franchi, pur non privo di acume, die’ in quell’occasione prova di una ingenuità, di cui durò il ricordo fino al conclave di Leone XIII, nel quale, avendo per sè i voti dei cardinali spagnoli, credette potersi atteggiare per un momento a papabile; ma accortosi dell’inanità dei suoi sforzi, si schierò abilmente tra i partigiani del Pecci, e fu suo primo segretario di Stato. Pio IX perdeva in Leopoldo II, e perdette un mese dopo in Ferdinando II, re di Napoli, due amici devoti, o i puntelli più sicuri, che egli avesse in Italia, dopo l’Austria: due principi ultracattolici, che i casi del 1848 avevano indissolubilmente uniti a lui, a Gaeta.
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La dimostrazione del giorno di Pasqua, e quella della sera dopo, furono seguite da altri episodi dello stesso genere. L’indomani si leggeva sulle cantonato della città il seguente avis, addirittura brutale, sostituendosi il comandante francese al governo pontificio, che pur aveva una polizia propria, un ministero dell’interno, un ministero della guerra e un governatore di Roma:
Rome, 26 avril 1850.
Des manifestations pacifiques, mais publiques, ont eu lieu. Quelque puisse être notre sympathie pour les sentiments qui ont été exprimés, nous ne pouvons les laisser se renouveler. Toute manifestation publique est un