Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
alla vigilia della guerra, ecc. | 347 |
fondo sentimento, dicesse a’ suoi amici, che se non gli fosse riuscito di ricondurre Napoleone III all’adempimento del patto sottoscritto, avrebbe consigliato Vittorio Emanuele ad abdicare; e che egli, rivelando al mondo il dietroscena del Congresso di Parigi, e gli accordi di Plombières, consacrati nel patto di alleanza, avrebbe lasciata per sempre l’Italia, andando a morire in America. Chiamato dall’Imperatore, andò a Parigi nel marzo; e dopo aver tentato di persuaderlo a non insistere nell’idea del Congresso, nè in quella del disarmo, amendue assurde, gli dichiarò, con l’accento più vivace e più deciso, che, poichè non si voleva ammettere il Piemonte nel Congresso, al pari delle grandi potenze, egli si riserbava piena libertà di azione. E tornato a Torino, seppe lavorare, com’è noto, con così grande abilità e audacia, da indurre l’Austria a respingere disarmo e Congresso, ad aprire essa le ostilità, parendo innanzi agli occhi del mondo prepotente e provocatrice, pur non avendo l’animo di marciare rapidamente sopra Torino.
*
Falliti i negoziati per la pace, il governo pontificio cominciò a temere per la sua sicurezza interna. Prevedeva che l’iniziativa di una rivoluzione, in caso di sconfitta dell’Austria, sarebbe partita da Bologna, nè s’ingannava. Bologna, città universitaria e ghibellina, posta dalla geografia sulla grande strada delle genti, e perciò aperta a tutte le correnti del pensiero; capitale morale del ferace paese
tra il Po e il monte, e la marina e il Reno,
era stata la maggiore spina del governo del Papa, dalla morte dell’uomo più geniale, che abbia seduto nella cattedra di san Pietro, Prospero Lambertini, bolognese di anima e di sangue. Lo Studio di Bologna, benchè avesse a poca distanza Modena e Parma; e nello stesso Stato, oltre Roma, anche Ferrara, Urbino, Camerino, Macerata e Perugia, non vide mai diminuire il numero dei suoi alunni, che accorrevano da ogni parte d’Italia e d’Europa. Degli Stati italiani, quello del Papa contava maggior numero di Università.