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primi mesi del 1859 a roma — condizioni generali dello stato | 337 |
ai casi di malattia, e il secondo con l’iniziativa di pochi volenterosi, laici ed ecclesiastici, in veste di fondatori o di azionisti a fondo perduto. A Città di Castello, nel 1846, fu fondata da un benemerito sacerdote, don Giambattista Rigucci, una società laica, detta di mutua cristiana beneficenza, che tuttora prospera; e nel 1855, da pochi cittadini volenterosi fu istituita una di quelle casse di risparmio, che da parecchi anni fiorivano nelle Legazioni e nelle Marche. Le più antiche erano quelle di Roma, di Bologna, di Ravenna, di Ferrara, di Forlì, di Rimini ed altre. Quando nel 1836 fu fondata la cassa di risparmio di Roma, che è la prima, per ordine di tempo, dello Stato romano, sommavano a pochissime quelle esistenti in Italia, e le principali erano sorte a Venezia, Milano, Torino e Firenze. Le casse di risparmio si diffusero però rapidamente nelle provincie papali, tra il 1836 e il 1860, e si costituivano con la forma anonima, fondate con piccoli capitali raccolti per pubblica sottoscrizione, rimborsabili compatibilmente con le condizioni dell’istituto, e non produttivi d’interessi, o di altre rimunerazioni.
Il governo pontificio, sia detto a sua lode, non solo non ostacolava tali iniziative, ma le favoriva. Così la cassa di Bologna sorse con l’appoggio del cardinale legato Vincenzo Macchi; quella d’Imola, per iniziativa del cardinale Baluffi; quella di Fabriano, del vescovo e dell’accademia dei «Disuniti»; di Fermo, della pia consociazione, o conferenza di san Vincenzo di Paola. Così a Camerino l’arcivescovo e il delegato apostolico sono i primi sottoscrittori; a Foligno la promuove il vescovo, a Terni pure il vescovo monsignor Tizzani; a Civitacastellana, il vescovo monsignor Mengacci; a Velletri, monsignor Achille Mauri Ricci, delegato pontificio, e a Viterbo, monsignor Lasagni. L’interesse pagato ai depositanti era basso, in generale il 4 per cento: invece sotto il governo italiano, peggiorate le condizioni generali economiche, il tasso si accrebbe fin verso il 1880, e nel decennio successivo cominciò a diminuire, toccando il minimo ai nostri giorni, nel generale risorgimento economico. Le operazioni erano di solito lasciate al prudente arbitrio degli amministratori, nè essi ne facevano mal uso, perchè l’andamento finanziario degli istituti era generalmente lodevole. Gli amministratori prestavano il loro ufficio gratuitamente, e spesso facevano altrettanto