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336 capitolo xvii.

comuni s’indebitarono più o meno gravemente per soddisfare bisogni veri, e anche fittizi; lavori per vie interne ed esterne, per illuminazioni, risanamenti igienici, condotte d’acqua, scuole primarie, e bisogni convenzionali, come teatri, giardini, e ginnasi inconcludenti. I bisogni crebbero geometricamente, ma la pubblica ricchezza solo aritmeticamente, per cui occorsero nuove imposizioni, oltre quelle tanto gravose dello Stato. Allora c’era più equilibrio; non si viaggiava, e mancando la stampa libera non si facevano confronti; oggi ogni equilibrio è rotto, e il contrasto è più stridente: ma qual differenza in meno di mezzo secolo! Bologna, Forlì, Ravenna, Rimini, Perugia, Spoleto, Ancona, Pesaro, quasi non si riconoscono; tutto vi sembra rinnovato esteriormente, tranne Cesena, che ha conservata la sua simpatica impronta, fra la città medievale e il borgo campestre. La loro floridezza economica è tanto cresciuta. I beni ecclesiastici e le ferrovie hanno aumentato, quasi in tutto l’antico Stato, il numero dei piccoli possidenti, dei trafficanti e dei mercanti di bestiame. Poteva farsi di più, anzi, doveva farsi di più, dando al patrimonio ecclesiastico una destinazione, quale era richiesta dalle esigenze economiche e sociali di alcune provincie. La visione dei nuovi bisogni sociali non l’ebbe la nuova Italia, come non l’aveva avuta in tanti secoli il governo pontificio. Questo non pensò neppure a rifare la circoscrizione ecclesiastica, riducendo l’eccessivo numero di diocesi e di seminari, di monasteri e di parrocchie; anzi, e parrocchie e monasteri crescevano per dar collocamento a chierici e a novizi, che non trovavano a far di meglio nel mondo. Quelle parrocchie erano le più povere di Italia. Se lo Stato italiano, sopprimendo la manomorta, ma conservando la vecchia circoscrizione, ridusse a mal partito i seminari, con la legge del 4 giugno 1899 pose più di 10,000 parroci, e singolarmente quelli dell’antico Stato del Papa, nella condizione di tirar la vita con maggior decoro.


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Il sentimento del mutuo soccorso laico, e quello del risparmio si affermava a preferenza nelle provincie più lontane da Roma: il primo, con piccoli contributi, poichè il soccorso era limitato