colline e sulle montagne, o nelle valli anguste e malsane del latifondo, la condizione mutava a vista d’occhio, e sull’alto Appennino vive ancora una popolazione infelice, sorretta soltanto da un senso di rassegnazione, quasi non umana; popolazione, che si alimenta di pane di granturco, e non conosce la carne, nè il vino, e il cui governo spirituale era allora affidato unicamente ad un parroco povero ed ignorante, e, come don Abbondio, pauroso di chiunque fosse o paresse potente. In quelle gole di monti non penetrava raggio di beneficenza, nè d’istruzione. Gli stessi caratteri di abbandono e di miseria sì riscontravano nella numerosa classe dei lavoratori braccianti della bassa Romagna e del Ferrarese, singolarmente della regione malarica, dove si coltivava il riso; e si verificava altresi nelle valli del Sacco, dell’Aniene e del Liri, ma in queste genti era men profondo il senso della rassegnazione, più risentita l’indole, non attenuati gli odii dal sentimento religioso, e più sviluppate le tendenze al coltello e al fucile. Esse dettero in ogni tempo largo ‘contributo al brigantaggio, da quello leggendario di Gasparone, alle comitive feroci, che pullularono dal 1860 al 1870. Le condizioni delle plebi rurali erano inverosimilmente pietose in tanta parte dello Stato; e intorno a Roma, nella vasta insalubre region, erano peggiori quelle dei pecorari e dei contadini, quasi tutti abruzzesi, che, colpiti dalle febbri, trovavano ricovero negli ospedali, unico conforto in tanto abbandono. Ma neppure l’ospedale era riserbato ai lavoratori della montagna. Il governo pontificio pareva educatore, ma repugnava da ogni vigorosa azione educatrice; pareva un governo sensibile alle voci della miseria, e le popolazioni rurali, disperse sul grande Appennino, e nelle valli suddette più alte, erano abbandonate a sè stesse. Però, prive della coscienza della propria infelicità, non rappresentavano un pericolo politico. Non esistendo coscrizione, e il mondo di tutti allargandosi sino al vicino borgo, o alla vicina selva, non vi erano contatti pericolosi. Il bisogno di vedere garantite la libertà personale e la sicurezza nelle campagne; laicizzata e purgata la giustizia e l’amministrazione pubblica; sottratte le opere pie al monopolio ecclesiastico, e distribuite onestamente le rendite fra tutti gl’infelici: questo insieme di desiderii e di bisogni, che formava ciò che si diceva