Veramente lo Stato della Chiesa non ebbe mai nulla di omogeneo e di organico, come Stato. Le varie regioni, che lo formavano, erano troppo diverse di razza, di storia, di geografia e di agricoltura, e Roma non ne integrava, nè attenuava le differenze, considerando le provincie di là dall’Appennino come possessi provvisorii; ed essendo le più ubertose, largamente sfruttandole. Le Legazioni difatti, con l’alta valle del Tevere, il piano da Spoleto a Perugia, e la parte litoranea della Marca picena e della Marca roveresca, coi porti canali di Senigallia, di Fano, di Pesaro, di Rimini e di Ravenna, formavano la parte più civile dello Stato; e, dati i tempi, la più prospera. Si aggiunga che il mare e il Po l’univano al mondo, sottraendola a quella condizione di semibarbarie, in cui giaceva l’immenso territorio, quasi abbandonato, da Orte e da Montalto a Roma, per il Viterbese, la Maremma, l’Agro e la Ciociaria, sino alla frontiera napoletana. Però Roma aveva maggiori contatti con le terre vicine. Velletri, Frosinone, Terracina, Viterbo, Civitavecchia e la Sabina erano a lei più strette che non fossero Bologna, Ferrara, Ravenna, Pesaro, Perugia e Ancona. A differenza di Napoli, che accentrava e napolitanizzava le sue varie regioni, ed era la capitale egualmente della Puglia e della Calabria, degli Abruzzi e dei Principati, Roma rappresentava il capoluogo delle provincie inferiori, più che la capitale politica di tutto il regno. Napoli era un governo fortemente accentratore, e Roma non era quasi un governo, nel senso che se non lasciava completa autonomia alle provincie lontane, non si metteva contro le tradizioni e le tendenze di esse, le quali avevano avuta per secoli una vita locale, turbolenta e faziosa, con signorie feudali, che assursero a gran potenza, ed ebbero questo di buono: favorirono l’arte, la beneficenza, la cultura e l’agricoltura. Signorie sopravvissute nei nomi e nelle memorie, e singolarmente nei titoli, verificandosi una caratteristica contraddizione in quei paesi, che mentre svisceratamente si affermano democratici, si inchinano ai titoli più che alla ricchezza, persuasi che con un titolo nobiliare si stia più degnamente nel mondo. Questa specie di autonomia formale, rispondente alle tradizioni storiche, il governo dei Papi rispetto anche nei giorni di peggior reazione, per cui in ogni provincia dell’Emilia e della Romagna, in questa