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322 | capitolo xvii. |
La vita di questa donna, che fu tra le più avventurose, si spense nel 1873 a Saint-Adresse, presso Havre. Il suo secondo marito, divenuto duca di Rianzares, da semplice ufficiale della guardia, ch’era, quando la giovane vedova se ne invaghi, riproduceva il tipo di un avventuriero fortunato. Aveva avuta larga parte, come si è detto, nelle concessioni ferroviarie ed era il presidente del Consiglio di amministrazione della società.
Acquistando il palazzo Albani, Maria Cristina non ne acquistò la grande biblioteca, la quale fu messa all’asta e aggiudicata al duca Massimo, per l’accademia dei Lincei, di cui era presidente. Il Massimo preferì di acquistare i libri; e i manoscritti, rarissimi, furono comperati dal governo prussiano, e andarono perduti nel naufragio del bastimento, che li portava al nuovo destino. Il palazzo Albani, oggi Del Drago, non fu abitato che alcuni anni dopo, quando ne venne rifatta la scala.
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Si avvicendavano le feste alle ambasciate, e gareggiavano in sontuosità quelle del duca di Gramont al palazzo Colonna, e del conte di Colloredo al palazzo Venezia. Le signore dell’uno e dell’altro, piccoline di statura, e assai vivaci, erano amanti di svaghi. La contessa di Colloredo, non ancor vecchia, portava una piccola parrucca, in mezzo alla quale, sulla fronte, collocava una grossa perla per celarne l’attaccatura. La duchessa di Gramont, nata Mackinnon, americana d’origine e protestante, aveva abbracciata la religione cattolica, sposando il duca. Nel tempo, che stettero a Roma, ebbero parecchi figliuoli. Quei balli del Colloredo furon gli ultimi, perchè, nel luglio, egli fu richiamato e mandato alla conferenza di Zurigo, dove morì nell’ottobre, in seguito a ripetuti attacchi di apoplessia. Fu sostituito in Roma dal barone Alessandro De Bach, che presentò le sue credenziali nel settembre dello stesso anno.
Nei balli e nei ricevimenti si cominciava ormai a discorrere liberamente di politica. La guerra si riteneva certa. Ricominciava il fermento nelle classi popolari; le relazioni con i soldati francesi divenivano cordiali, e la polizia aveva rallentato i suoi rigori. I rapporti personali tra gli ambasciatori d’Au-