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312 capitolo xvi.

tradizionali contatti, era considerata come Sabina. Registrava gli arrivi, le partenze, le morti dei grandi personaggi e qualche rara notizia di teatri. Pubblicò, senza una sola parola di compianto, la morte del grande Spontini, avvenuta a Maiolati, presso Jesi, la sera del 24 gennaio 1851. Spontini, morto a 77 anni, lasciò il vistoso patrimonio in opere di beneficenza, e fondò il ricco Monte di pietà di Jesi. Era membro dell’Istituto di Francia, conte di Sant’Andrea, e sopraintendente generale della musica del re di Prussia. Se fosse morto ai nostri tempi, il giornalismo gli avrebbe consacrato pagine intere, quali egli meritava, come precursore della musica vagneriana, e grande compositore, che lasciava dietro di sè orma luminosa nel campo dell’arte, e infine come uomo benefico e di grande spirito. Il Berlioz, che lo assistette negli ultimi momenti, narrò più tardi, che il gran vecchio tentava resistere con ogni sforzo alla morte, gridando: Je ne veux pas mourir, je ne veua pas mourir! e Berlioz, avvicinandosi al suo letto, gli disse con affetto: Comment pouvez-vous mourir, vous qui êtes immortel? — Ne faites pas d’’esprit, gli rispose il moribondo, pieno di collera. Quella forte volontà conservava i suoi tratti originali anche di fronte all’estremo passo.

Il Giornale annunziò, con la stessa parsimonia, la morte del poeta romano Giacomo Ferretti, del ministro di Spagna, conte di Colombi, e del Girometti, direttore della zecca. Aveva un formato tozzo, a tre colonne, ma era ben impresso e su buona carta. Pubblicò il 29 dicembre 1852 una notificazione curiosa, con la quale Giovanni Ricordi di Milano faceva noto che egli era il proprietario «esclusivo, assoluto e generale del Trovatore, musica del maestro cav. Giuseppe Verdi, e poesia di Salvatore Cammarano, che si doveva rappresentare al teatro Apollo la sera del 3 gennaio 1853, e però diffidava tipografi e librai, editori e venditori di musica di astenersi da qualsiasi riduzione, traduzione e stampa».

Il Giornale di Roma pubblicava comunicati politici della segreteria di Stato, polemizzando con i giornali piemontesi, i quali non lasciavano occasione di dare addosso al governo pontificio. Polemizzò col Risorgimento di Torino e col Corriere Mercantile di Genova a proposito dell’assassinato Evangelisti, dipin-