Pagina:De Cesare - Roma e lo Stato del Papa I.djvu/315


ratto del fanciullo mortara -— gli ebrei a roma 297

ed elegante ufficiale delle Guide, Ulderico Levi, venne da Napoli in Roma, fu con gran festa accolto in parecchie famiglie del patriziato, e singolarmente in casa Sforza Cesarini. Francesco Sforza era suo camerata, ed insieme si erano distinti a Custoza. E de’ proprî pregiudizi, gli ebrei di Roma si andavano alla lor volta anche correggendo, come quelli di non voler passare sotto l’arco di Tito, di non accendere il fuoco il sabato, ma farlo accendere da una domestica cristiana, e del costume, specie nei vecchi, di andare a passeggio fuori porta Portese, donde si aspettava il Messia. Le diffidenze fra le razze sparivano, benchè lentamente, e la stessa leggenda dell’usura andava sfiorendo, di fronte ai numerosi esempi di vampiri cristiani. Le donne erano molto ricercate nelle case patrizie, perchè cucitrici e ricamatrici perfette, ed abili collocatrici di tappeti. Ma gli uomini seguitarono ad avere un’invincibile ripugnanza per i mestieri: non vetturini, non operai della terra, non fabbri, nè muratori, e assai meno spazzaturai. Mercanti sempre, e in varie guise, anche in quella lucrosa, per quanto bassa, di «robivecchia». Non si ricorda che alcuno di razza semita esercitasse notoriamente, fino al 1870, professione liberale in Roma, tranne quella del medico. E infatti, nei tempi remoti, Innocenzo VIII aveva avuto per medico un ebreo; Abramo De Palmis fu medico del cardinal Gambara; Vitale di Graziano fu archiatra di Martino V, ed anche Giulio II si fe’ curare da un Samuele Sarfati. Molte altre notizie di ebrei, medici di papi e di cardinali, si leggono nel libro di Camillo Re, e nel dizionario del Moroni. Tutto ciò dimostra, che, innanzi alle esigenze della salute, i pregiudizi cadevano. Ma bisogna pur dire, che la professione di medico era esercitata dagli ebrei con coscienza e intelligenza.


*


Se l’intolleranza verso gl’israeliti rasentava l’esagerazione, e in alcuni casi la crudeltà, non è a dire che si fosse larghi con le altre religioni. Il Papa non permise mai la costruzione di un tempio protestante in Roma. Uno soltanto era confinato fuori porta del Popolo, a sinistra uscendo, in una specie di granaio. Non essendovi ambasciata d’Inghilterra, i numerosi in-