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290 capitolo xv.


L’esame dell’Elena Santandrea, presso cui era a servire la Morisi, allorchè andò a deporre al Sant’uffizio, dal quale si rileva che fu chiamata e presentossi al P. Inquisitore Feletti quattro o cinque volte.

L’altro esame della Geltrude Laghi in Toschini, alla quale la Morisi ebbe a palesare che era stata a confessarsi a San Domenico, e che i frati l’avevano introdotta di là in una camera, dove era stata presa da un forte timore e l’avevano interrogata sopra tante cose in riguardo di essere stata al servizio con Israeliti.

Le equivoche risposte della Morisi escussa in rapporto delle premesse deposizioni della Santandrea e della Laghi, poichè, negando di essere stata a confessarsi a San Domenico, volle far credere che, in procinto di maritarsi, essendosi condotta al P. Feletti onde averne una dote caritativa, il medesimo le diede appuntamento al confessionale, dove inginocchiatasi senza confessarsi, seppe che la concessione dipendeva non da lui, ma dai frati dell’Annunziata, aggiungendo che pochi giorni dopo era stata chiamata al Sant’uffizio a deporre sul battesimo di Edgardo, laonde vi si era condotta soltanto tre volte.

Tali risposte della Morisi combinate colla smentita della supposta denunciante del battesimo, Regina Bussolari, appoggiano il sospetto scatente dall’attestazione della Laghi che la stessa Morisi, in circostanza di essere stata a confessarsi in San Domenico, svelasse il conferito battesimo del fanciullo Mortara, e ne fosse essa medesima la vera denunciante.

Il doversi concludere che dal P. Inquisitore Feletti non furono nè cercate, nè assunte le prove legali del battesimo denunciato dalla Morisi, perchè intesi in esame il Lepori e la Bussolari indotti da colei, sentite tutte le persone che videro od assistettero il fanciullo Edgardo nel periodo della malattia avuta, e del preteso battesimo, compreso il curante dottor Saragoni, interrogati infine tutti gli altri che potevano informare sulla condotta della Morisi, negano ad una voce di essere mai stati ricercati ed esaminati sul particolare dal lodato Inquisitore.

Perciò venne contestato all’Inquisitore l’appostogli ratto del fanciullo Mortara da lui ordinato per motivo di asserto non giustificato battesimo, ed il relativo incorso penale.

Dalla residenza d’ufficio, oggi 7 marzo 1860.

Dott. F. Carboni, giudice.
Giacomo dott. Dosi, sostituto.


Pubblicatosi il processo, e richiesto l’Inquisitore sulla nomina del difensore, si rifiutò rimettendo la propria difesa unicamente in mano di Dio e della Beata Vergine Santissima.

Laonde gli fu fatta diffidazione che gli sarebbe stato assegnato un difensore d’ufficio.

Dalla residenza, 21 marzo 1860.

F. Carboni, giudice.
G. Dosi, sostituto.