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272 | capitolo xiv. |
valcava un crocifero, entrò trionfalmente nella città, alle 5 di quel giorno; e per dar modo al Granduca di sedergli a fianco, gli fu, ll per lì, conferita una dignità ecclesiastica. Entrò in Santa Maria del Fiore, al canto dell’Ecce sacerdos magnus, e tra le acclamazioni di una fitta moltitudine, giunse a Pitti verso sera. Si notò che dei grandi palazzi fiorentini pochi erano adornati; si notò pure che il grosso della turba plaudente era rappresentato dalla popolazione di campagna. A Pitti ricevè il corpo diplomatico, presentatogli da monsignor Franchi, e i cavalieri dell’ordine di Santo Stefano, presentatigli dal principe Ferdinando Strozzi, ciambellano di corte, messo a disposizione dell’augusto ospite. La sera stessa dell’arrivo fu diffuso il notissimo epigramma del Salvagnoli:
Esempio di virtù sublime e raro, |
Nei pochi giorni, che restò a Firenze, assistette alla posa della prima pietra della nuova facciata di Santa Croce; visitò Pistoia, Prato e Pisa, e il 24 agosto ripartì per Roma, facendo una sosta a Volterra, dove aveva ricevuta la prima educazione. Ivi, nella villa del marchese Lorenzo Niccolini, rivide ed accolse con festa alcuni dei superstiti amici e compagni, coi quali giocondamente rievocò i tempi lontani della comune adolescenza.
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Avvicinandosi a Roma, dopo quattro mesi di lontananza, e non lievi disagi, sentiva, come fu udito a dire, allargarglisi il cuore. Arrivò nella sua capitale il 5 settembre. A Tor di Quinto fu ossequiato dai cardinali Patrizi ed Antonelli, dai ministri, da monsignor Matteucci, e da altri dignitari. Smontato dalla carrozza da viaggio, prese posto in quella di gala, e preceduto da un battistrada, popolarissimo a Roma, il corriere pontificio Milanesi, giunse a ponte Molle, dov’era stato innalzato un arco di trionfo, disegnato dal Vespignani, e dove ricevette il saluto del ritorno dal marchese Savorelli, presidente della camera di commercio. Da ponte Molle a piazza del Popolo si vide una folla accla-