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10 capitolo i.

e, varcata la porta, sempre a piedi, si fermò un pezzo innanzi al Vascello, ridotto una rovina, e poi entrò nella villa Doria, lodando il principe, che aveva costruita una tomba per i francesi caduti nelle mischie, e costruiva la cappella. Rivelo più curiosità che commozione. Si disse anzi che il Papa si recasse al Gianicolo, per compiacersi dei successi degli assedianti; e fu forse sotto questa impressione, che il dì seguente, 30 aprile, primo anniversario dell’ultima fortuna militare della repubblica, sulla porta di parecchie chiese, e sui muri di alcuni palazzi abitati da invisi personaggi, si trovarono scritto in rosso le parole: preti, il sangue dei martiri grida vendetta! Per quante indagini si facessero, non si riusci a scoprire l’autore di questo scritto.


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La prima festa, dopo il ritorno del Papa, fu data dal principe Marcantonio Borghese, la sera del 16 aprile 1850, preceduta da un’accademia di musica. Molti invitati, e in gran numero ufficiali dello stato maggiore francese, sette cardinali, molti prelati e tutto il corpo diplomatico. Il principe ostentava una letizia esilarante. Enchantè! enchantè! ripeteva con la sua voce piccola e carezzevole, andando incontro alle dame, ai diplomatici, agli ufficiali francesi, ma sopratutto ai cardinali. Non si ballò che dopo la mezzanotte, quando gli eminentissimi lasciarono le sale, e le danze si protrassero sino all’alba. Non vi furono altre feste sino alla nuova stagione, ma si deve ricordare il ballo dato la sera del 2 aprile nel palazzo Poli, ad iniziativa di 27 giovani patrizi, che si quotarono a dodici scudi ciascuno, e che riusci brillante e affollato, ed al quale intervenne il generale Baraguay con lo stato maggiore, e il corpo diplomatico. Il biglietto d’invito merita di essere riprodotto, perché rivela lo studio di schivare qualunque senso di gerarchia fra gl’invitanti, nessuno volendo parere dammeno dell’altro. Era fatto così: